Universo Biker ; storie e leggende

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Giovanni
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Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Giovanni » 29/05/2020, 18:04

Miei cari,
proseguendo le ns. storie sui motori HD (come da richiesta dello Zio Mauri), che hanno creato la storia e la fortuna della Factory – dopo aver esaminato il Knucklehead – parliamo oggi del mitico e leggendario motore Panhead, andato in scena dal 1948 al 1965
E’ l’Autunno del 1947 – la guerra è appena finita e c’è una gran voglia di ricominciare - quando all'annuale meeting dei Concessionari, i nuovi motori "61" e "74" sono annunciati per il prossimo 1948 per sostituire l’ormai superato Knucklehead.
Inizialmente si produsse un 61 inch (cioè una cilindrata 1.000, a bassa compressione) poi abbandonata 3 anni dopo, nel ’52, per portarlo sino a 74 inch. rivendicando ben 55 cavalli !
Il precedente Knucklehead OHV (ricordiamo, acronimo americano di motore con valvole in testa ) aveva superato gran parte del problema di surriscaldamento del piu vecchio Flathead (lett. a testa piatta) da 74 e 80 pollici.
Il nuovo motore Panhead utilizzava ancora (come sempre farà la casa madre anche in futuro, rinunciando pigramente a progettare oltre il motore anche un basamento nuovo !) la precedente estremità inferiore del vecchio Knucklehead, ma ora montava teste di cilindro non piu in ghisa ma in alluminio ( che oltre a vantare una conduttività termica tre volte superiore, dopo la guerra rappresentava una materia prima ormai disponibile ed economica, provenendo come riutilizzo dei tanti aerei militari ormai fusi), valvole in testa molto piu lubrificate , alzavalvola idraulici posizionati sopra le aste delle punterie, un sistema di raffreddamento migliorato e candele meno robuste, da 14 mm. anziché da 18 mm; solo i cilindri rimasero in ghisa.
Il sistema degli alzavalvola idraulici rappresentava il fiore all'occhiello degli ingegneri di Milwaukee, al punto da essere costantemente modificato in meglio sino a trasferirlo nel 1953 dalla sommità iniziale, alla base delle aste delle punterie , dove circolava e stazionava maggior olio lubrificante.
Come vi ho raccontato in precedenza, il soprannome Panhead arrivò piu tardi – nei primi anni ’60, col dilagare della cultura popolare motociclistica – e prese spunto dalla forma di una padella (Pan) rovesciata che era stata progettata, in realtà, al fine di contenere e limitare le famose perdite d’olio dalla testate che non facevano dormire sonni tranquilli ai tecnici HD , quasi che richiudere il tutto all'interno di una casseruola potesse servire ad eliminare definitivamente la questione, ma così non fu.

Le grandi coperture a forma di "Pan" , che davano a questo motore il suo nome, non ebbero successo, e nonostante la rifinitura di feltro che ancor oggi circonda i miei due coperchi a padella , le fuoriuscite d’olio dall'estremità superiore , almeno sino agli anni ’70, furono sempre il biglietto da visita , fuori dai Bar, dei poveri Harleysti , spesso allontanati e bistrattati dai gestori rispetto agli altri motociclisti, in quanto ritenuti untori professionali (quando decisi di comprare il mio Pan, piu d’uno dei vecchi amici Biker , mi suggerì di valutarne la genuinità, verificando se perdesse effettivamente olio una volta spento il motore; superai quella prova in un lago di 20w50 , e fui contento di aver acquistato un pezzo davvero originale !!).
Per questo motivo, mano a mano che la produzione ebbe inizio, mai come sul Panhead si assistette a tanta innovazione.
Dapprima, migliorando ed ampliando i canali interni di distribuzione dell’olio, la cui pompa ora era esterna, a vista, e quindi meglio raffreddabile durante la corsa, per poi introdurre un nuovo albero a camme piu funzionale –
Il peso totale della nuova Hydra Glide – Panhead era di circa 256 Kg. con una velocità massima dichiarata di circa 100 miglia all'ora, circa 136 Km/h (ma non credeteci ! col mio Pan, sono arrivato sul punto di “ decollare ” e volar via , come fossi un pilota d’aereo che si estrae col suo abitacolo, raggiungendo max le 80 miglia , circa 116 Km/h !!)
All'innovazione del motore tuttavia non corrispose quella del telaio.
Il Panhead montò inizialmente il famoso telaio "wishbone", un robusto scheletro a doppia culla, proposto dal '48 al '53, che prevedeva trasversalmente un braccio semi obliquo, ricavato dal pieno, su cui sì innestava, sotto la sella, una molla regolabile che fungeva da unico sollievo per i reni del conducente (da qui la famosa lombosciatalgia di cui ancora soffro), braccio successivamente “raddrizzato” nei modelli dal '54 al '57.
Ma la vera novità non motoristica del Panhead, fu la sua celeberrima forcella idraulica anteriore da cui prendeva il nome ufficiale da listino di Hydra - Glide (che, piu o meno, partendo dall'Idra mitologica Greca significava “mezzo scorrevole a piu teste”).
La nuova forcella era in realtà abbastanza semplice, con lunghe molle elicoidali situate nei suoi due tubi scendenti di più di 5 pollici, immerse in un bagno di olio sintetico ad alta viscosità , per aggiungere e valorizzare l’effetto ammortizzazione (con quel telaio rigido, la forcella e la molla intelaiata sotto la sella del conducente , rappresenteranno in effetti le uniche sospensioni del Panhead fino al 1958 (anno famoso anche per il passaggio del freno posteriore da meccanico ad idraulico), in cui se ne aggiunsero altre due , oblique, esterne e posteriori, ed il modello cambiò nome , da Hydra in Duo-Glide.
Solo nel primo anno di produzione, la biblica pigrizia dell’HD, ma forse anche la necessità di smaltimento delle cc.dd. “rimanenze di magazzino” , suggerirono di presentare il nuovo Panhead con la classica forcella Springer a molle e biscottini (oggi ricercatissima dai collezionisti, e ancora riproposta nel tempo dalla Factory , sia nella famosa Heritage Springer del 1997 che nella piu recente Cross Bones del 2008) per poi introdurre , dal ’49, la forcella telescopica Hydra che avrebbe dovuto smorzare idraulicamente le asperità del terreno.
In realtà la Casa di Milwaukee aveva il progetto delle nuove forcelle telescopiche già in un cassetto per lo meno all'indomani della fine della guerra, ma al di la delle scorte della vecchia forcelle springer da smaltire, non si era certi di sfondare tra gli appassionati con una forcella esteticamente poco gradevole seppur piu funzionale e di nuova concezione (vi garantisco che far breccia con le novità nei cuori vintage ed unti di olio di noi Harleysti è impresa dura …)
La nuova forcella consentì cos’ anche di aumentare il diametro del tamburo del freno anteriore , che fu portato a ben otto pollici, illudendo il conducente di un maggior poter di frenata, ma migliorando in ogni caso significativamente la maneggevolezza e la potenza di arresto, consentendo così nel ’49, solo dopo un anno di produzione, un incremento di vendite e popolarità senza uguali del Panhead.
Gli acquirenti del ’49 del nuovo Pan, per portarsi qualcosa appresso nei loro viaggi , all'inizio si dovettero accontentare - come accessorio - delle vecchie e intramontate borse laterali di cuoio, perché quelle successive e piu moderne in plastica rigida, appariranno nella lista degli "articoli supplementari" solo dal 1954, ad un prezzo di 41,50 dollari la coppia( incluso un portabagagli cromato).
Nel frattempo lo stile Hollywoodiano dell’Hydra Glide aveva trovato la sua piena consacrazione, come per quelle piccole pietre colorate, rosse e blu, incastonate sia nel fanale post. (il mitico tombstone “a pietra di lapide”) che nel frontale, arricchendo il Pan di un gusto glamour, oltre a servire da luci rifrangenti durante il parcheggio.
Il cambio, inizialmente manuale sul lato sx del serbatoio con frizione a pedale stacca-attacca , fu sostituito nel ’52 (ma solo come optional) dal leveraggio a sx del manubrio , che oggi tutti conosciamo ed adoperiamo, così come l’avviamento a calci (il dannatissimo Kick starter , fonte di animalesche e scomposte litanie triviali da cantina o caserma, di cui molti Biker – io compreso – si sono sempre macchiati nella loro breve vita su due gambe, prima di finire doloranti i loro ultimi giorni su un divano !) fu avvicendato solo nell'ultimo anno di produzione del Pan , il 1965, dall'avviamento elettrico che ne cambiò per la terza volta il nome ufficiale , non piu Duo-Glide (già Hydra Glide ), ma ora e per sempre : Electra Glide !
Nel ’65 l’impianto elettrico – ora necessariamente piu potente - fu portato da 6 a 12 volt, con una batteria più grande, non piu nascosta nel famoso serbatoio dell’olio a ferro di cavallo (brevetto dell’HD) ma racchiuso in una custodia esterna a vista, sul lato destro, oltre ad una catena di trasmissione più pesante .
Queste e altre modifiche, aggiungeranno ben 75 libbre al peso totale dell’ammiraglia HD dell’epoca , in linea – del resto - con le proporzioni altrettanto smodate della automobili in circolazione sulle Highway americane, di cui tutti ricordiamo i fanali posteriori allungati a razzo.
Il nuovo Panhead pesava ora il doppio della concorrenza britannica importata, ma produceva una potenza di coppia senza uguali…
Non avrebbero mai vinto nessuna gara su pista , ma risultava imbattibile per affrontare i passi di montagna a marcia alta e le lunghe percorrenze , regalando al conducente molto piu comfort nel lungo raggio, grazie alla nuova forcella ed al sedile ampio e molleggiato (soprannominato Buddy Seat, “la sella cicciona”), che poteva ospitare, altrettanto comodamente, un passeggero ergonomicamente seduto e non solo appollaiato come sulle altre moto concorrenti.
Concludo brevemente con due piccole curiosità legate al Panhead : il suo debutto cinematografico e la mai chiarita svista della Factory che, in piena epopea di vendite di Panhead, nel 1953 dimenticò di celebrare i primi 50anni della fondazione (1903) , ricordandosene solo l’anno successivo !
Il Panhead divenne leggenda anche per la famosa pellicola “ Easy Rider”, cult-movie del ’69 a cui ogni Biker dovrebbe dedicare almeno una decina di visioni, in cui due Biker sprovveduti e spiriti liberi - Peter Fonda e Dennis Hopper – intraprendono in un viaggio/odissea verso est , da Los Angeles a New Orleans, che finirà tragicamente, regalandoci uno spaccato durissimo della società conservatrice della provincia americana, specie nell'approccio coi motociclisti dell’epoca, ritenuti pericolosi e da emarginare
Entrambe le moto utilizzate nel film sono Hydra Glide modificate : una chiamata Captain America, col famoso serbatoio a nocciolina (peanut)rivestito della bandiera americana e le forcelle allungate a chopper, e l’altra, più simile a quelle che potevano davvero incontrarsi sulle strade, guidate dalle varie band giovanili, detta Billy Bike (la storia narra che i due Pan erano parte di quattro moto usate che erano state acquistate da P. Fonda, tra il 1950 ed il 1952, ad un'asta di vecchi mezzi dismessi della polizia).
I due Pan saranno poi smontati ed adeguati alle esigenze del film da uno dei primi customizzatori dell’epoca , un afroamericano, un certo Ben Hardy , che probabilmente deve solo al colore della sua pelle la sua poca notorietà tra le note di un film premiato al 22^ festival di Cannes del 1969.
Storia mai sopita, e mai adeguatamente ricostruita, è quella invece del 50enario dell’HD, celebrato con un anno di ritardo attraverso un medaglione commemorativo ormai vera rarità

Basandosi sull'anno 1903 come primo anno di fondazione e costruzione ufficiale della prima HD , l'anno del cinquantenario (come poi è stato per 75^ , il 100^ e così via ..) sarebbe dovuto essere il 1953.
Come mai , invece, il medaglione commemorativo dei primi 10 lustri comparirà solo sui parafanghi dei modelli del ’54 ?
Le fonti ufficiali degli archivi Harley Davidson dicono in realtà che si tratterebbe di un falso problema, frutto solo della passione del popolo Harleysta, sempre pronto a ricercare e raccontare storie e leggende della marca di Milwaukee, spesso al di la della vera cronaca.
Secondo quindi la versione “governativa” di HD, le Hydra Glide uscite nel 1954, e recanti il medaglione commemorativo, sarebbero state in realtà commercializzate a partire dal 1953, nell'anno quindi dei primi 50anni
Non tutti però condividono questa conclusione.
Secondo alcuni la Factory si fece in realtà trovare impreparata all'evento, cercando di rimediarvi solo l’anno successivo, di fronte all'inaspettato clamore dei propri clienti che invece confidavano in un riconoscimento ufficiale del loro marchio preferito (e delle moto che conducevano), specie nell'anno in cui la concorrente Indian chiudeva i battenti per la sua prima bancarotta, facendo assurgere l’HD a marchio mondiale esclusivo ed incontrastato
Molti altri sostengono infine che la verità probabilmente sia nel mezzo .
Da un lato, è infatti possibile ritenere che HD abbia pensato a come poter celebrare i primi 50anni tardivamente, solo nel 1953, troppo tardi per immaginare un medaglione commemorativo (com’era in voga in quegl’anni, a differenza dei successivi , in cui al posto delle medaglie verranno prodotti modelli con colori commemorativi , come il famoso color argento del centenario nel 2003) da apporre sui modelli già in vendita.
Dall’altro, che ciò indusse HD a procrastinare il gadget solo alla successiva produzione del 1954 giocando sull'equivoco …
Qualunque sia la tesi che preferiate, sappiate che i medaglioni commemorativi del 50esimo anniversario sono rari ed introvabili, ed alcuni sono stati battuti all'asta anche 2.000 dollari !!
Il Panhead , in conclusione, va ritenuto, a diritto, il motore HD per definizione , quello che ha reso leggendaria la Factory rappresentando l’unico e ultimo grande motore di Milwaukee, fino ad identificarsi con lo stesso marchio, racchiudendo nella sua storia tante innovazioni tutte insieme: il primo cambio a pedale, la prima ammortizzazione minima di serie, la prima accensione elettrica e, nei suoi 17anni di vita , la nascita di ben tre modelli succedutisi nel tempo con la medesima motorizzazione : L’Hydra, il Duo e l’Electric Glide
Ciò rende ancora alta la quotazione del Panhead tra gli appassionati, nonostante anche il successivo Shovelhead, che sostituirà il Pan dal ‘66 fino all’84 , abbia ancor oggi un nutrito seguito di ammiratori , ma questa sarà la prossima storia…
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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da ziomauri » 31/05/2020, 7:11

Grazie Giovanni !!! :D :D :D

Ora conosco meglio la storia dei motori H.D. :D :D :D

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Gioel » 31/05/2020, 13:10

👍Bella storia.
Grazie Giovanni
BRACCIO IN FUORI.... SEMPRE!!!!!!

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Gianluigi » 31/05/2020, 19:38

Grazie Giovanni

storia molto interessante attendo il contiuno ;)
Gli amici sono quelli che ti aiutano a rialzarti, quando le altre persone neanche sapevano che eri caduto.

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Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Giovanni » 03/09/2020, 22:04

Allora miei cari, siete pronti per continuare con un’altra delle mie storie ??

Come avrete notato mi ero un po fermato nel vomitarvi quei racconti e quei miti che credo debbano corredare il bagaglio di un buon e vecchio biker, perchè temevo di aver approfittato fin po troppo della vs cortesia e gratitudine…

Pasquale e Gianluigi però mi hanno detto di continuare e se per voi va bene , figuratevi per me ….
Allora, ricominciamo.

Quando vi ho raccontato la leggenda del famoso “ Perfecto “ dei fratelli SCHOTT, un giubbotto che rappresenta la seconda pelle di ogni Biker che si rispetti, ho detto che non va confuso con quello che noi Italiani (e badate bene solo noi !) chiamiamo invece il “ chiodo”.

Vi siete mai chiesti perchè da noi si chiami chiodo …????

Io si, ed ho cercato come semore di saperne di piu.

Dobbiamo tornare indietro nel tempo , nei primi anni ’70 e trasferirci , per iniziare la ns. storia, a Torino in uno di quei negozi che all’epoca vendevano jeans e roba “americana “ in genere per ragazzi esaltati dalla mitologia USA.

Il proprietario di uno di questi negozi , innamorato dell’America e dei suoi miti, quando in un suo viaggio di piacere trovò in un negozio a NY un giubbotto Perfecto , gli venne in mente subito Marlon Brando de “ Il Selvaggio” e non esitò a portarselo a casa come un trofeo di guerra (per chi volesse riapprofondire “il Perfecto” basta rileggere la mia storia su questo vello sacro di qualche mese fa).

Il Perfecto così esibito ad amici e clienti, fu preso letteralmente d’assalto, fino a costringere quel negoziante a tornare in USA, ad incontrare ufficialmente il venditore SCHOTT & Co. ed a diventarne esclusivista per l’Italia (Torino da allora , per noi bikers, è conosciuta come la città del Perfecto , provate a fare un giro sui siti e-commerce italiani e non piu famosi, e noterete che piu della metà dei venditori sono di Torino; io , il mio 618 , l’ho acquistato infatti da Gianpaolo, un biker Torinese che quando finisce di lavorare in banca si dedica alla vendita on line di decine di Perfecto che gli riempiono il garage …).

Purtroppo però – e qui inizia la leggenda del chiodo – dopo i primi naturali entusiasmi, le vendite del Perfecto iniziarono a calare, finendo per riempirsi di polvere tra gli scaffali del povero commerciante torinese in attesa di nuovi acquirenti.

Quando tutto ormai sembrava andare per il peggio ecco però l’idea che rivoluzionò il mercato, rese nuovamente felice il negoziante e dette origine al mitico chiodo : aggiungere piu stellette al Perfecto rispetto alle sole due che caratterizzavano le pieghe porta guanti delle spalline del Perfecto (stiamo parlando del modello 613 one star che Marlon Brando esibiva nel film The Wild One), aggiungendo anche parecchi fondi di magazzino di spillette e piccoli cunei a piramide simil-cromati, che tanto andavano in voga a quei tempi di glamour.

Si narra allora che un Perfecto così realizzato ed acconciato, fu esposto fuori dal negozio, su un vecchio manichino con in testa una bandana biker, ma tanto bastò per attirare l’attenzione e far ricominciare freneticamente le vendite di quel giubbotto Perfecto che dopo aver attraversato l’Oceano fu subito ribattezzato dai ns. ragazzi di quella prima metà degli anni ’70 : Il Chiodo….!

Da quel giorno fu Chiodo per tutta la vita, e dopo solo qualche settimana, quel negozio esponeva un cartello con su scritto : Chiodo Perfecto originale USA a £ 99.000 …..

Ancora una volta il celebre genio italico aveva avuto la meglio, cancellando d'un colpo 50anni di un mito americano ancor oggi inossidabile, ma tant’è ….

Alla prossima storia miei cari …
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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Pasquale63 » 07/09/2020, 20:32

Bene Giovanni, finalmente si riprende a leggere le tue storie... sempre interessanti beer beer beer beer beer

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Gioel » 08/09/2020, 6:53

Grazie Giovanni, bella storia. beer
BRACCIO IN FUORI.... SEMPRE!!!!!!

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Gianluigi » 08/09/2020, 21:30

Ecco una cosa che mai avrei immaginato

grazie mi mancavano i tuoi racconti beer
Gli amici sono quelli che ti aiutano a rialzarti, quando le altre persone neanche sapevano che eri caduto.

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Leif » 09/09/2020, 8:26

Sei un grande Giovanni beer beer beer beer beer
Ultima modifica di Leif il 21/10/2020, 19:25, modificato 1 volta in totale.

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Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Pasquale63 » 16/10/2020, 20:25

Giovanniiiii , aspettiamo ancora di leggere le tue storie... beer

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