Universo Biker ; storie e leggende

il perchè e il per come della giornata
Avatar utente
ziomauri
Amministratore
Messaggi: 7383
Iscritto il: 06/10/2017, 7:40
Moto: Honda VT 750 S - Motina Due
Località: Castelnuovo del Garda

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da ziomauri » 08/05/2020, 6:25

Grazie Giovanni .... vai pure avanti con altre storie ! :o :o :o

Avatar utente
Giovanni
Messaggi: 57
Iscritto il: 05/05/2020, 17:09
Moto: Ultra Limited
Hydra Glide
Località: BARI

Universo Biker : storie e leggende

Messaggio da Giovanni » 08/05/2020, 12:07

Allora, proseguiamo con le ns. storie.
Dopo aver parlato di moto, diamo uno sguardo veloce (sull’argomento ci sono fiumi d’inchiostro…) ad una storia sull’abbigliamento del Biker.
Più che di una storia, qui si parla di un mito : il Perfecto “ One Star “ dei Fratelli Schott !
in Italia – e solo da noi - lo SCHOTT PERFECTO è conosciuto comunemente come il Chiodo (!) ma questo riferimento merita un’altra storia per la sua originalità tutta italica (peraltro, paragonare il Perfecto al Chiodo è un po’ come avvicinare la Vespa a quella prodotta in India dalla LML “star”), quindi , se vi va, gli dedicherò una sezione tutta sua.
Torniamo ai fratelli Schott.
Nel 1913, Jack e Irving Schott (quest’ultimo nacque il giorno 21 giugno 1890 e morì a 100anni nel Dicembre 1990) ebrei, figli di un immigrato russo, iniziarono a cucire e produrre impermeabili che venivano poi venduti dai venditori ambulanti "porta a porta", in un seminterrato nel Lower East Side di Manhattan a N.Y. approdo di ogni immigrato.
Nel 1928, Irving Schott – il “modellista” dei due - progettò e realizzò la prima giacca per motociclisti in pelle : la Perfecto, il cui nome fu Ispirato alla forma a siluro(v. foto), dei sigari cubani preferiti di Irving (era anche il sigaro preferito di Sigmund Freud) , era realizzato cucendo insieme i migliori pellami e le giacche foderate di pelle di cavallo.
Irving fu introdotto in quel mondo da un amico motociclista , membro della famiglia Beck, concessionari di Harley Davidson di Long Island, che già pubblicavano un famoso catalogo, disponibile presso i rivenditori di motociclette di tutta la Nazione.
La Schott Bros. intuita l’opportunità, iniziò allora a produrre varie giacche per il catalogo Beck già nel 1920, ma dal 1928 realizzò e commercializzò un capo particolare, il Perfecto, prodotto in esclusiva per la Beck (il Beck 333 a catalogo, attenzione a queste tre cifre perché poi torneranno in mente ad Irving per tutto il resto della sua produzione !), e venduto , col marchio Perfecto Scott Bros. per lo spropositato prezzo di cinque dollari e 50 cent. !!
Fino a quel momento, sul mercato mancava un capospalla sufficientemente robusto da essere sinonimo di motociclismo.
Le giacche di lana usate dai Biker-pionieri, non proteggevano affatto dal vento sferzante delle elevate velocità, e le giacche di pelle dell’epoca non erano studiate per la postura ingobbita e con le braccia allungate di chi si poneva alla guida di una motocicletta, a parte il fatto che chiunque ne indossasse una rischiava che il contenuto delle sue tasche volasse via sfrecciando per le strade.
Introducendo per la prima volta la caratteristica cerniera diagonale (la cerniera lampo era stata appena brevettata nel 1913) e definendo la sua asimmetrica angolazione (v. foto) - le tasche laterali sono inclinate a circa 60° ed il taschino a 50° - Irving ne capì l’utilità per fermare il vento e garantire che la giacca non si sollevasse quando il conducente si sedeva sulla moto.
Il Perfecto risultò quindi caldo all’interno, grazie alla lana, e protettivo all’esterno, grazie alla pelle e agli strati sovrapposti, proteggendo dal freddo e dalla pioggia e chiudendosi perfettamente grazie alla zip.
L’dea e l’origine di un giubbotto che oggi non esiteremmo a definire “ tecnico”, viene generalmente attribuita a Manfred von Richthofen (il mitico Barone Rosso), asso dell’aviazione tedesca del primo grande conflitto mondiale, ma non è escluso che Irving si fosse ispirato anche ai pesanti capi in pelle dei cavalieri Bolscevichi della sua Russia natia, che l’indossavano per sfidare il gelo a cavallo.
Il cinema ed i grandi attori fecero il resto.
L’ingresso ufficiale, Hollywoodiano e scintillante, del Perfecto nella cultura popolare ,secondo molti, coincise con l’apparizione del giubbotto nel film " Il selvaggio " (1953), che presentava Marlon Brando, a capo di una banda di motociclisti che terrorizzavano una piccola cittadina, con addosso un aderente Schott Perfecto (v. foto)
Va detto però che non tutti concordano su questo, per molti – ed io sono tra questi – in realtà il giubbotto indossato da Marlon Brando (v. foto) in quel film non sarebbe un Perfecto ma un “Durable”, marca dell’epoca, concorrente della Schott in quegli anni e poi scomparsa perché assorbita dalla stessa Schott che si è sempre ben guardata dall’ammetterlo !
Le scorribande dei Biker cattivi di quella pellicola tuttavia terrorizzarono i benpensanti dell’epoca, che avevano a mente ancora i famosi incidenti di Hollister del 1947 (ne parleremo meglio in un’altra storia, anche perché da Hollister nascerà anche il mito dei Biker 1% . . . ), al punto che alla fine degli anni Cinquanta, le scuole di tutti gli Stati Uniti proibirono agli studenti di indossare quella giacca, cosa che ovviamente non ha fatto altro che rafforzare il suo status quale simbolo di ribellione.
Pochi tuttavia sanno che ben prima di Hollywood, nel 1931 ,un’altra grande star del cinema, la tedesca Marlene Dietrich, ne aveva già decretato la consacrazione nel film " Disonorata ", nella scena in cui appare nelle sensuali vesti di un’aviatrice indossando un Perfecto.
In seguito fu un susseguirsi di conferme della sua popolarità, da James Dean, che si dice non venisse quasi mai visto in giro senza la sua Perfecto addosso, al Grande Elvis (v. foto), fino al movimento afroamericano delle cosiddette “Pantere Nere” (organizzazione rivoluzionaria d’ispirazione marxista-leninista-maoista), che lo utilizzò come propria divisa.
L’altra famosa pellicola Grease, e, nella musica, i Ramones e tutto il movimento Punk , finirono poi per sdoganare il Perfecto addirittura come capo di abbigliamento non piu ad appannaggio dei soli motociclisti
Da ultimo, in questa breve storia, va detto che dei tantissimi modelli prodotti dalla Schott (118, 518, 617, 626, 125, 618HH , 141, 641 et cet…), due sono quelli del vero mito per i Biker :
- il 613 One Star – che deve il nome alla stellina posta su ciascuna spallina, mutuata da Irving dall’abbigliamento militare, dove riporre i guanti una volta scesi dalla moto
– il 618, la cui produzione incomincia nel 1953 nel “ boom “ del Perfecto One Star.
Come vi avevo accennato prima è più che probabile che le tre cifre 6.1.3 che contraddistinguono il primo Perfecto, Irving le abbia prese dal modello “Beck 333” cui doveva la sua fortuna, sostituendo solo alle prime due i numeri del civico del proprio laboratorio.
Entrambi i modelli sono identici, fatti all’inizio di cavallo e poi di pelle di bovino adulto, processata e rifinita per proteggerla dalle intemperie (Steerhide).
Differiscono tra loro solo per tre particolari : il 618 non ha le due stelline sulle spalline a differenza del 613 ; il 613 non ha le due borchiette ai due angoli del colletto superiore (gli snaps), e solo il 618 presenta una borchia posteriore, appena dietro il colletto, cui – per soli 30 dollari - poteva aggiungersi un colletto in pelliccia che ritroveremo poi invece di serie nei Perfecto realizzati per la Polizia americana.
Alla prossima storia, miei cari.
Allegati
PERFECTO One star anni 40-50.jpg
Un One Star fine anni 40
PERFECTO One star anni 40-50.jpg (261.79 KiB) Visto 2105 volte
Loud pipes save lives ... beer

Avatar utente
Adriano
Messaggi: 1039
Iscritto il: 14/10/2017, 14:28
Moto:

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Adriano » 08/05/2020, 16:37

Solo ora trovo il tempo di leggere... che dire Giovanni... interessantissimo!!! :D

Ma io attendo trapidante che spieghi il perchè del nastro incrociato ad X sui fari :ugeek: :mrgreen:
In più parti si legge che servirebbe per evitare che si spargano i pezzi del vetro in caso di caduta... si fa risalire l'usanza a quando correvno intorno all'ACE Café... ma sono sicuro che ci sorprenderai con un motivo ben più avvincente! beer
"Life is a journey not a destination" - Cit. Aerosmith

Avatar utente
Gianluigi
Amministratore
Messaggi: 2003
Iscritto il: 15/09/2017, 16:54
Moto: FXLR low rider
Località: cologno monzese

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Gianluigi » 08/05/2020, 18:10

Che dire "Perfecto"

grazie Giovanni tutto molto interessante , e ben spiegato la lettura scorre piacevole,

sarebbe stato ottima conversazione in una tavolata tra Bikers ...ma mai dire mai
beer beer
Gli amici sono quelli che ti aiutano a rialzarti, quando le altre persone neanche sapevano che eri caduto.

Adrian Pablo
Messaggi: 897
Iscritto il: 19/10/2017, 19:07
Moto: Yamaha Dragstar 1100
Località: Moriago della Battaglia, Treviso

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Adrian Pablo » 08/05/2020, 18:26

beer bello, bello 👍🏼 aspetto un’altra storia 👊🏽✌🏼

Avatar utente
Giovanni
Messaggi: 57
Iscritto il: 05/05/2020, 17:09
Moto: Ultra Limited
Hydra Glide
Località: BARI

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Giovanni » 08/05/2020, 18:49

Gianluigi ha scritto:
08/05/2020, 18:10
Che dire "Perfecto"

grazie Giovanni tutto molto interessante , e ben spiegato la lettura scorre piacevole,

sarebbe stato ottima conversazione in una tavolata tra Bikers ...ma mai dire mai
beer beer
Grazie Gianluigi,
ma grazie a tutti per l'accoglienza e l'attenzione che testimoniate alla mie storie.
Condivido appieno, con una birra ghiacciata attorno ad un tavolo queste storie avrebbero ancor piu gusto !!
Chissà mai ...
Alla prossima
Loud pipes save lives ... beer

Avatar utente
Pasquale63
Amministratore
Messaggi: 2476
Iscritto il: 16/09/2017, 18:55
Moto: Yamaha midnight star 950A- Dragstar 650 Classic del 1998
Località: Milano

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da Pasquale63 » 08/05/2020, 19:08

Grazieee Giovanni, non mi stanco mai di leggere i tuoi argomenti perché li trovo molto interessanti e per niente noiosi,
anzi ...continua così...alla prossima ✌✌✌

Avatar utente
geronimo
Messaggi: 1630
Iscritto il: 10/10/2017, 20:01
Moto: Dragstar 1100 classic/ MV 175 cstl del 1956/ Yamaha Diversion 600/Aermacchi ala d'oro replica ..... in eterna costruzione
Località: Treviso

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da geronimo » 08/05/2020, 19:36

Ostiassa (scusate sono Veneto :lol: ) che belle storie, giuro che fino a qua non ne conoscevo nemmeno una!
Caro Giovanni sono felice che tu abbia incrociato la nostra strada beer
Nulla ha potere su di me tranne i miei stessi pensieri

Avatar utente
Giovanni
Messaggi: 57
Iscritto il: 05/05/2020, 17:09
Moto: Ultra Limited
Hydra Glide
Località: BARI

Universo Biker : storie e leggende !!

Messaggio da Giovanni » 09/05/2020, 13:10

Miei cari,
con la storia che oggi mi appresto a raccontarvi rispondo con piacere ad Adriano che me l’aveva chiesta … su misura.
Mi ero sempre chiesto a che servisse nastrare completamente con una X il faro anteriore , specie quello delle moto piu vecchiotte.
Adriano ricordava le Cafe Racer, che, indubbiamente, sono quelle più nastrate in circolazione, ma perché lo facevano ?
per evitare, come aggiunge Adriano, che i pezzi di vetro del faro rotto, in caso di caduta, si disperdessero al suolo mentre correvano all’Ace Cafè?
La risposta un po’ ci assomiglia, ma non è proprio quella.
Le origini dei fari nastrati non appartengono infatti al mondo Cafe Racer, ma a quello automobilistico.
Ancor oggi, nei circuiti americani di Indycar, dove gl’incidenti e le collisioni durante la corsa fanno parte del prezzo del biglietto, è mantenuta la tradizione di nastrare i fari anteriori ad X per evitare che in caso d’incidente i pezzi di vetro si spargano lungo la pista creando pericolo per i mezzi e le persone a causa delle schegge che verrebbero sollevate.
Una salvaguardia per gli altri quindi, più che un contenimento di pezzi di vetro di una fanale rotto.
I Cafè Racer inglesi invece , che come sappiamo pur spostandosi esclusivamente da una bar all’altro (e perciò chiamati così : corridori da Cafè-Bar) acconciavano le proprie moto in stile corsa da circuito, con tanto di sedile a cassetta, mezzi manubri bassi, fantomatici numeri da competizione fittizi apposti sul lato sotto il sellone, occhiali abbassati sul casco e relativo foulard di seta bianco svolazzante al collo , non persero l’occasione per imitare anche il vezzo del faro nastrato, ma grazie a loro di fari ad X se ne vedono ancora tanti senza che, tuttavia, si sappia bene a cosa servirà mai !
Per completezza, aggiungo infine che una variante del nastro adesivo ad X sul faro anteriore, a protezione stavolta del faro stesso, e non degli altri partecipanti alla corsa, era invece rappresentata da una piccola grata metallica, serrata da viti apposte sulla corona del proiettore (l'ho avuta per alcuni anni anch'io quando l'avevo a bobber..)
In questo caso siamo negli USA, e precisamente davanti ad un bobber degli anni ’50 (di cui abbiamo già parlato in una precedente storia), per il malvezzo dei Biker dell’epoca di scorazzare all’aperto, fuori dalle strade ufficiali , su sterrati impervi ed insidiosi, in cui era facile che le moto si ribaltassero o che un sassolino sollevato dalle ruote anteriori filasse il vetro del proprio faro, mentre si affrontavano in gare di lentezza o di arrampicata (climbing) su colline scoscese…
Alla prossima storia.
Allegati
DSC_0012.JPG
Griglia a faro
DSC_0012.JPG (2.22 MiB) Visto 1764 volte
Nastro ad X 2 JPG.jpg
nastro ad X
Nastro ad X 2 JPG.jpg (12.12 KiB) Visto 1764 volte
Loud pipes save lives ... beer

Avatar utente
ziomauri
Amministratore
Messaggi: 7383
Iscritto il: 06/10/2017, 7:40
Moto: Honda VT 750 S - Motina Due
Località: Castelnuovo del Garda

Re: Universo Biker ; storie e leggende

Messaggio da ziomauri » 09/05/2020, 17:24

Bella storia anche questa ! e io che pensavo fosse un vezzo estetico ! :o :o :o

Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 12 ospiti