L'8 CILINDRI DELLA GUZZI
Inviato: 26/04/2020, 12:56
L'8 cilindri è una moto da competizione presentata dalla Moto Guzzi per gareggiare nella Classe 500 del Motomondiale nel 1956 e nel 1957.
Il contesto
Il progetto della 8 cilindri Mandellese fu impostato dall'ingegner Giulio Cesare Carcano nel 1954, in risposta agli scarsi risultati agonistici della 500 quattro cilindri dell'ing. Gianini e al dominio delle Gilera e MV Agusta quattro cilindri.
Serviva quindi qualcosa di nuovo e superiore nei confronti della concorrenza: scartate soluzioni a due e quattro cilindri, si optò per la poco usuale soluzione di un propulsore V8 di 90° montato trasversalmente, che permetteva la stessa disposizione dei pesi di un motore monocilindrico unita ad un ridotto ingombro trasversale e ad un eccellente equilibrio delle masse rotanti.
Il progetto fu realizzato in breve tempo e già nel 1955 si vide la moto durante le prove del GP del Belgio e successivamente in occasione delle gare di Senigallia e Monza, facendo il debutto ufficiale in gara la stagione successiva.
Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1953 Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1955. Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1956
La tecnica
Carcano per la nuova Guzzi da GP realizzò un motore inedito: era un 8 cilindri 4 tempi a V di 90º, con distribuzione a due alberi a camme in testa per bancata e due valvole per cilindro, con cilindrata unitaria di 62,3 cm³ per un totale di 498,5 cm³ (alesaggio 44 mm, corsa 41 mm). Tale motore era raffreddato ad acqua, aveva accensione a spinterogeno e lubrificazione a carter secco.
Scatola di distribuzione con pompa dell'olio e dell'acqua in evidenza La grande modernità del progetto, caratterizzato da soluzioni tecniche molto innovative, doveva confrontarsi però con materiali non altrettanto avanzati, causa di numerosi problemi di affidabilità, inoltre l'elevata potenza del motore metteva in crisi il telaio, un doppia culla in tubi.
Il motore era alquanto delicato, nelle gare spesso la moto segnava il miglior giro ma altrettanto spesso era costretta al ritiro per guasti meccanici dovuti all'eccessivo stress dei materiali, per questo nella versione definitiva non compaiono più le bielle scomponibili e l'albero monolitico, sostituiti delle bielle monolitiche montate su un albero a gomiti scomponibile realizzato dalla tedesca Hirth, e le valvole comandate dai cosiddetti "bicchierini" al posto dei piattelli filettati sopra le molle di ritorno.
A tutto ciò deve aggiungersi l'inadeguatezza per le doti dinamiche del motociclo degli pneumatici dell'epoca.
Esploso che permette di apprezzare la disposizione degli organi del motore continua........
Il contesto
Il progetto della 8 cilindri Mandellese fu impostato dall'ingegner Giulio Cesare Carcano nel 1954, in risposta agli scarsi risultati agonistici della 500 quattro cilindri dell'ing. Gianini e al dominio delle Gilera e MV Agusta quattro cilindri.
Serviva quindi qualcosa di nuovo e superiore nei confronti della concorrenza: scartate soluzioni a due e quattro cilindri, si optò per la poco usuale soluzione di un propulsore V8 di 90° montato trasversalmente, che permetteva la stessa disposizione dei pesi di un motore monocilindrico unita ad un ridotto ingombro trasversale e ad un eccellente equilibrio delle masse rotanti.
Il progetto fu realizzato in breve tempo e già nel 1955 si vide la moto durante le prove del GP del Belgio e successivamente in occasione delle gare di Senigallia e Monza, facendo il debutto ufficiale in gara la stagione successiva.
Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1953 Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1955. Moto Guzzi 8 cilindri GP 500 - Versione 1956
La tecnica
Carcano per la nuova Guzzi da GP realizzò un motore inedito: era un 8 cilindri 4 tempi a V di 90º, con distribuzione a due alberi a camme in testa per bancata e due valvole per cilindro, con cilindrata unitaria di 62,3 cm³ per un totale di 498,5 cm³ (alesaggio 44 mm, corsa 41 mm). Tale motore era raffreddato ad acqua, aveva accensione a spinterogeno e lubrificazione a carter secco.
Scatola di distribuzione con pompa dell'olio e dell'acqua in evidenza La grande modernità del progetto, caratterizzato da soluzioni tecniche molto innovative, doveva confrontarsi però con materiali non altrettanto avanzati, causa di numerosi problemi di affidabilità, inoltre l'elevata potenza del motore metteva in crisi il telaio, un doppia culla in tubi.
Il motore era alquanto delicato, nelle gare spesso la moto segnava il miglior giro ma altrettanto spesso era costretta al ritiro per guasti meccanici dovuti all'eccessivo stress dei materiali, per questo nella versione definitiva non compaiono più le bielle scomponibili e l'albero monolitico, sostituiti delle bielle monolitiche montate su un albero a gomiti scomponibile realizzato dalla tedesca Hirth, e le valvole comandate dai cosiddetti "bicchierini" al posto dei piattelli filettati sopra le molle di ritorno.
A tutto ciò deve aggiungersi l'inadeguatezza per le doti dinamiche del motociclo degli pneumatici dell'epoca.
Esploso che permette di apprezzare la disposizione degli organi del motore continua........